La scoperta – o meglio la riscoperta – del “Fondo Pigorini” è frutto di un fortunato quanto casuale “scavo di magazzino”. Nel 1996, in vista della creazione dell’allora Dipartimento di Scienze dell’Antichità dell’Università di Padova fu verificata la consistenza delle proprietà del vecchio Istituto di Archeologia e in quella circostanza fu notificata la presenza del lascito Pigorini, del quale si era pressoché perduta la memoria. In realtà quello custodito a Padova può essere di fatto considerato l’archivio più cospicuo tra quelli che Pigorini raccolse nel corso della sua lunghissima carriera. Nel 1923, infatti, lo studioso, insieme alla moglie Nilla – figlia di Pietro Paolo Martinati, fondatore della paletnologia veronese – si trasferì a Padova presso il figlio Luciano – al tempo direttore della locale Stazione Bacologica – e vi morì il 1 aprile 1925. Come traspare chiaramente dall’ampio articolo apparso nel giornale Il Veneto del 4-5 aprile, le solenni esequie dello studioso furono vissute dalla città come un vero evento. L’Università era rappresentata dal Magnifico Rettore Luigi Lucatello e da Carlo Anti, antico allievo di Pigorini e suo assistente per diversi anni al Museo Preistorico Nazionale di Roma e, al tempo, ordinario di Archeologia e Storia dell’arte greca e romana, nonché direttore dell’Istituto di Archeologia. Le carte e i documenti fatti portare da Pigorini a Padova al momento del suo trasferimento rimasero in possesso della famiglia ancora per alcuni anni, ma dopo la morte della moglie, in virtù dello stretto rapporto che univa Pigorini ad Anti, furono donati dagli eredi all’Istituto di Archeologia.
L’esistenza presso il Dipartimento dei Beni Culturali del “Fondo Pigorini” è nota alla comunità scientifica nazionale e internazionale dal 1997, anno in cui Giovanni Leonardi pubblicò, all’interno del catalogo della mostra modenese Le Terramare. La più antica civiltà padana, di una prima rilettura critica dei dati degli storici scavi pigoriniani nella terramara parmense di Castellazzo di Fontanellato. A partire da questa data, la straordinaria documentazione conservata nel “Fondo Pigorini” è stata oggetto di numerosi studi condotti sia dai componenti dell’équipe pre-protostorica dell’Università di Padova, sia da studiosi di altri enti di ricerca – tanto italiani, quanto stranieri – e ha costituito la base dati fondamentale per l’elaborazione di un numero molto consistente di contributi che hanno trovato spazio in diverse sedi, dalle riviste, ai cataloghi di mostra, ai convegni.
Tra i principali momenti di tale condivisione scientifica si possono ricordare: il convegno del Stefano de Stefani, pioniere della ricerca preistorica veronese, tenutosi a Fumane (Verona) nel 2001; il convegno internazionale di studi Carlo Marchesetti e i castellieri 1903-2003 tenutosi a Trieste nel 2003; il convegno Archeologia e idrografia del Veronese a cent’anni dalla deviazione del fiume Guà (1904-2004), tenutosi a Cologna Veneta (Verona) nel 2004; il convegno La nascita della Paletnologia in Liguria: personaggi, scoperte e collezioni tra XIX e XX secolo, tenutosi Finale Ligure nel 2006; il convegno Colligite Fragmenta: aspetti e tendenze del collezionismo archeologico ottocentesco in Piemonte, tenutosi a Tortona nel 2007; il catalogo della mostra Orsi, Halbherr, Gerola. L’archeologia italiana nel Mediterraneo, allestita presso il Museo Civico di Rovereto nel 2009, in occasione del centocinquantenario della nascita di Paolo Orsi; il convegno Colligite fragmenta. Aspetti e tendenze del collezionismo archeologico ottocentesco in Liguria, tenutosi a Bordighera nel 2012. Il momento di massima valorizzazione in termini scientifici dello straordinario patrimonio documentale del “Fondo Pigorini” è stato la XLVI Riunione Scientifica dell’Istituto Italiano di Preistoria e Protostoria 150 anni di preistoria e protostoria in Italia, tenutasi presso il Museo Preistorico Etnografico “Luigi Pigorini” di Roma nel 2010 nel quadro delle celebrazioni dell’Unità d’Italia.